L'IMAM Ro.43  idroricognitore biplano a galleggiante centrale 

 

FOTO             CARATTERISTICHE

L'IMAM Ro.43 fu un idroricognitore a galleggiante centrale biplano prodotto dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (IMAM) negli anni trenta ed utilizzato nel ruolo di ricognitore marittimo imbarcato nelle unità maggiori della Regia Marina nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Sviluppato dal ricognitore Ro.37, del quale manteneva la struttura e le caratteristiche salienti, il Ro.43 era un idrovolante da ricognizione imbarcato a cellula biplana ripiegabile catapultabile, monomotore, biposto a doppio comando. La fusoliera era realizzata in tubi in acciaio al cromo-molibdeno saldati con Saldatura autogena, a sezione rettangolare, con pareti a traliccio. I longheroni inferiori portavano gli attacchi per i galleggianti. I pianetti superiori s'innestavano alla fusoliera nel suo piano di simmetria formando un diedro positivo offrendo al pilota un'ampia visibilità. Quelli inferiori, invece, s'innestavano con un diedro verticale negativo ai correnti inferiori della fusoliera. Ai pianetti s'incernieravano le semiali. Dell'ossatura della fusoliera facevano parte anche i tubi costituenti i longheroni dei pianetti centrali superiori ed inferiori della cellula e i relativi montanti. Le pareti laterali erano costituite da travi a maglie triangolari interamente in tubi.
La propulsione era affidata ad un motore Piaggio P.X R, un radiale a 9 cilindri posizionati su un'unica stella e raffreddato ad aria, munito di riduttore e compressore a ventola, racchiuso in una capottatura tipo Magni ed in grado di erogare una potenza pari a 700 CV 700 cavalli vapore (510 kW) a 2350 giri al minuto, ad una quota di 1000. L'elica era di tipo tripala metallica, con passo regolabile a terra e diametro di 3,10 metri.Il motore è racchiuso da una capottatura ad anello tipo Magni in lamiera di alluminio.
Nel periodo interbellico i Ro.43 cominciarono ad essere consegnati alle unità, equipaggiandole normalmente in gruppi di due esemplari, come ad esempio negli incrociatori leggeri Classe Duca degli Abruzzi, ed in numero maggiore nella nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia. Le condizioni operative indicarono però che le buone prestazioni erano conseguenti ad una certa fragilità strutturale. Le operazioni di imbragatura degli esemplari, necessaria per issare a bordo i Ro.43 a fine della loro missione esplorativa, evidenziarono il rischio di causare danni all'apparecchio. Questo potenzialmente ne vanificava la capacità operativa ma per mancanza di modelli alternativi e per una non impellente esigenza tattica non si provvide a cercare un nuovo modello né ad emettere una nuova specifica.

Produzione

Matricola Quantità Ditta
Costruttrice
Periodo Note
244 1 IMAM novembre 1934 prototipo
27000 - 27022 23 IMAM aprile - novembre 1936
27023 - 27044 22 CMASA luglio 1936 - gennaio 1937
27000 - 27022 23 IMAM aprile - novembre 1936
27045 - 27067 23 IMAM febbraio - luglio 1937
27068 - 27090 23 CMASA aprile - settembre 1937
27091 - 27111 21 IMAM Novembre 1938 - aprile 1939
27112 - 27114 3 IMAM febbraio 1939
27115 - 27132 18 IMAM giugno - settembre 1939
27133 - 27172 40 IMAM ottobre 1940 - maggio 1941 2ª Serie
27173 - 27192 20 IMAM giugno 1940 - settembre 1941 2ª Serie

Impiego operativo


Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, a causa della mancanza di un velivolo più specializzato, il Ro.43 si trovò a ricoprire anche il ruolo di caccia imbarcato sulla Classe Littorio, Classe Zara (incrociatore), Classe Alberto di Giussano, Classe Trento, Classe Duca d'Aosta e Classe Raimondo Montecuccoli, risultando però non all'altezza dei potenziali avversari per la dotazione di sole due mitragliatrici Breda-SAFAT da 7,7 mm. Le già note deficienze strutturali, aggravatesi a causa dell'intenso uso, costrinsero alla progettazione di una versione migliorata ma che restava relegata al ruolo di ricognizione e di osservazione di supporto all'artiglieria navale. Rimanevano anche i problemi legati alle operazioni di reimbarco a fine missione che dovevano essere eseguite tramite l'imbragatura del velivolo, il quale veniva issato sul ponte con una gru, tutto a nave ferma e compatibilmente alle condizioni meteorologiche. Questo però aumentava la vulnerabilità dell'unità navale intenta all'operazione, tanto che alla fine si preferì che i velivoli rientrassero in un idroscalo costiero per effettuare successivamente il reimbarco nelle più sicure acque portuali, a scapito però della possibilità di effettuare più missioni aeree.
Queste problematiche, risultate determinanti nella battaglia di Capo Matapan, indussero a trovare una soluzione nella conversione di un caccia terrestre, il Reggiane Re.2000, che con la sua versione "Catapultabile", pur mantenendo un identico profilo di missione poteva se non altro garantire una maggiore competitività con i caccia Alleati. Nonostante ciò i nuovi Re.2000 erano forniti in quantità troppo esigue ed il Ro.43 continuò ad essere utilizzato fino ad esaurimento della sua vita operativa. Al 1943 se ne registravano ancora 48 in servizio attivo ed alla firma dell'armistizio di Cassibile dell'8 settembre, risultavano essere 19 gli esemplari imbarcati e 20 in forza alle Squadriglie Forze Navali.


Spagna

Alla data dell'armistizio, otto Ro. 43 lasciarono La Spezia il 9 settembre 1943 e si portarono in Sardegna, a La Maddalena. Durante l'attacco tedesco per occupare questo arsenale militare, due Ro.43 furono abbattuti nel tentativo di abbandonarlo, mentre gli altri giunsero alle Baleari e furono internati nelle forze aeree spagnole. Dopo un anno d'internamento, furono acquisiti dalla Spagna con la designazione HR.7, impiegati dalla II Escuadrilla del 51 Regimento de hidros sino al 1951.