L'AUTARCHIA IN ITALIA 

DURANTE IL PERIODO FASCISTA

 

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Autarchia, dal greco Autarkeia

"bastare a se stesso":  parola che oggi è CADUTA IN DISUSO NELLA TERMINOLOGIA ECONOMICA.

Come dire "che un Paese possa produrre all'interno tutto ciò di cui ha bisogno rendendosi indipendente dall'estero"

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Alle soglie della  seconda guerra mondiale «autarchia», in Italia, diventa una parola magica per un'economia impoverita dal blocco internazionale che impedisce l'approvvigionamento di materie prime ed energetiche. Risulta difficile fare un quadro realistico, al di fuori di schemi preconcetti e dell'uso che ne ha fatto finora la storiografia di parte per la diffusa mancanza di notizie in merito. 

 

 

Le sanzioni del 1935 seguite alla Guerra d'Etiopia,  e il blocco delle materie prime, colpirono la grande industria, i grandi monopoli; poi la media e la piccola azienda ed infine i consumi. In tali critiche condizioni non potevamo certo né produrre, né di conseguenza creare una domanda interna o esportare a paesi che ci sanzionavano. I provvedimenti per ridurre (far senza) l’import non rappresentarono un grande problema. L'italiano medio non conosceva ancora il voluttuario, le case erano modeste, il vestiario quello indispensabile e l'alimentazione nel necessario. La necessità di fare da se, con quel che si aveva, venne chiamata autarchia e fu la riscoperta del genio italiano. L'arte secolare d’arrangiarsi, riveduta e corretta, tornò prepotentemente di attualità. Non esportando formaggi, dal latte in esubero e quindi dalla caseina si ricavò il lanital (un tipo di lana). Dalla ginestra e dai fiocchi di canapa si ottenne un omonimo del cotone, il cafioc. Dalla Canapa si otteneva già abbondantemente fibra per sacchi e lenzuola (a dir la verità un poco ruvidi). Non esportando vino questo fu trasformato in alcool (anche con altri zuccherini) e i motori funzionavano discretamente con questo combustibile. Sui giornali americani comparivano vignette satiriche e affermazioni spesso gratuite del tipo. "Sono ritornati al fuoco delle fascine, basterà ancora una spinta e torneranno ai carri con le ruote di pietra ".   Non avendo carbone, petrolio, gomma, acciaio, a breve termine questa era la prospettiva comune per chi non sottostava alla loro sfida economica, sostituitasi ormai a quella coloniale. L'Italia stava quindi offrendo al mondo una immagine di miseria e di povertà di risorse a discapito di tante altre ricchezze e virtù misconosciute. Mancando la cellulosa, si riducevano le pagine dei giornali, e perfino la carta bollata si porta a mezzo foglio. Mancava la gomma ( a dir la verità nel '42 la gomma mancava anche agli Usa) e il cuoio: così gli italiani iniziarono a tagliare i vecchi copertoni e farne suole da scarpe. Cercammo anche di far gomma nel tavoliere delle Puglie con una pianta strana, il guayule, ma fu un fiasco. Arrivò poi il capo e ordinò di fabbricare il cuoio con la cellulosa, cartone compresso (con questo si confezionarono aihmè anche gli scarponi per la Russia. La guerra l'abbiamo cominciata con le fasce gambiere, con la lana che non era lana, il cuoio Cuoital, miscela di cascami di cuoio sfibrati con latex e vulcanizzati. Gli facevano concorrenza il Sapsa della Pirelli (cascami di cuoio macinati e lattice di gomma) e il Coriacel (cascami di cuoio, fibre vegetali e collanti.. etc.). Ancor oggi se comprate una cinghia per pantaloni e spendete poco (me l'hanno regalata) vuol dire che è fatta con questo cuoio autarchico. Non parliamo poi di tante scarpe oggi a prezzi stracciati sui banchi dei mercati, della medesima origine.  Dalla famosa suola in Vibram dei rocciatori del Montercervino scendeva il mito della scarpa tecnologica, che non poteva essere a ragion di logica italiana; ma Vibram sta per Vitale Bramani, l'italiano che l'aveva appunto inventata nel 1936.  A casa si indossavano sempre vestaglie e camicie col collo rifatto con le parti basse, si guastavano e riguastavano maglie vecchie. Le lamette da barba (americane di sicurezza) da poco arrivate in Italia, conobbero subito il tramonto: rispuntò così il rasoio che era stato messo da parte. Le ossa degli animali si raccoglievano in appositi contenitori per bollirli e saponificare. Con l'olio d'oliva non esportato si confezionavano le saponette da toilette. Poi iniziarono a "nascondere" anche questo in previsione della guerra e anche quello da bucato fu razionato con la tessera. Il coloniale carcadè rimpiazza il te, la lignite il carbone, la cicoria il caffè e il coniglio diventa pelliccia. 

Dopo le riduzioni degli anni di crisi (1929) stipendi e salari erano stati di nuovo aumentati per adeguarli al carovita. Nelle città le comodità della luce elettrica, dell'acqua corrente, del riscaldamento erano ora molto più diffuse e sia nelle case nuove che vecchie ristrutturate, si installavano bagni e docce. Su una popolazione di 42 milioni di abitanti si contavano in quegli anni oltre 4 milioni di biciclette e circa 200.000 motocicli e ciclomotori. Non più di 250.000 erano le vetture private che circolavano: le più diffuse erano la Balilla e la Topolino, lanciata proprio in quegli anni al prezzo di 8.900 lire. Ogni luogo di ritrovo era dotato di un apparecchio radio. Alla radio d'altronde il fascismo affidava buona parte della sua propaganda. Si stavano diffondendo anche gli apparecchi radio di proprietà privata. Uno di tipo economico poteva costare circa 500 lire (una esagerazione, un mese di paga, per fare un confronto quanto costa oggi un bel televisore a colori), altre piccole radio si potevano montare in casa da soli. Un ciclomotore costava 1800 lire e una moto di 250 cc  5500 lire; (un pò care, ma erano state progettate moto standard popolari più economiche); una macchina fotografica 360 lire. Per le famiglie operaie, il cui livello di vita restava modesto, esistevano spacci aziendali o cooperativi i cui prezzi erano contenuti. Nelle campagne dell'Italia centro-settentrionale le famiglie contadine avevano ottenuto condizioni di vita migliori, ma le abitazioni erano ancora prive di riscaldamento, (esisteva solo un grande camino), di acqua corrente, (si usava un pozzo nel cortile) e di luce elettrica. Nel mezzogiorno e in Sicilia molte famiglie delle campagne continuavano a vivere in abitazioni cadenti, e potevano contare su paghe molto basse, del tutto insufficienti a garantire la sopravvivenza per tutto l'anno. Da qui l'importanza degli usi civici e delle attività complementari e integrate. Molti contadini svolgevano così in Italia dividersi lavori: erano al tempo stesso braccianti, fabbri, falegnami o lavoravano alla manutenzione delle strade e delle linee ferroviarie. Dopo il blocco dell’immigrazione in Usa (ma non per colpa delle sanzioni a cui gli Usa non avevano neanche aderito) risalente agli anni 20, si emigrava stagionalmente in Francia e Germania. Nella paga giornaliera del bracciante agricolo erano spesso incluse una razione di pane e di vino. I sabati liberi (riduzione produzione) che si erano creati prima con la crisi del 29 poi con le sanzioni saranno presto riempiti con distrazioni “politicamente controllate" come il sabato fascista. Per i giovani delle scuole fu introdotta la Premilitare, ginnastica e addestramento militare. L’Italia si era riempita di palestre (con un uso diverso dall’attuale, non ci si faceva ormoni, o si tirava su la pancia alle donne). Nell’ambito regionale e provinciale si organizzavano i treni popolari per portare la gente al mare, ai monti o al fiume (allora pulito), dove  venivano costruite colonie elioterapiche per bambini. Il dopolavoro organizzato dal partito e dalla G.I.L (Gioventù italiana del littorio) prevedeva locali  di svago e ricreativi (compartecipazione padronale), case del soldato (rispolvero della vecchia struttura della grande guerra) e campeggi. Famosi i campi Dux all’aria aperta, versione italiana degli Scout. Negli Stati Uniti, nello stesso periodo, i datori di lavoro si erano armati per contrastare eventuali proteste proletarie ed il paese galleggiava ancora fra corruzione, malavita e protezionismo. In Francia il governo socialista boccheggiava, in Spagna c'era la guerra civile, in Inghilterra il marasma. Il mondo non brillava proprio di luce divina. In campagna si cercava in maniera diversa di movimentare la vita con le feste agricole: per la mietitura, variante della Battaglia del Grano, per la vendemmia (Festa dell'uva), per il carnevale etc. Per la gran parte queste feste sono sopravvissute nel dopoguerra o rispolverate ora nell’ottica ambientale, populista ed ecologista. Fra le  realizzazioni sociali di questo periodo, ve ne sono alcune di indubbio prestigio, come le strutture dell'ONMI (Opera Nazionale Maternità e  Infanzia). I tecnici industriali italiani, gia visti in altro capitolo, erano tutti straordinari e con idee rivoluzionarie a cui si concedeva una occasione in più per realizzarle. Dall'ingegnere fino all'ultimo contadino ogni giorno ci si poteva aspettare un nuovo prodotto, una nuova tecnica, una nuova macchina, una nuova lavorazione; questo ingegno era ed è il “Made in Italy”, lo stile italiano che da allora non è più tramontato.

 

 

 

 

     

 

AUTOMOBILI A LEGNA O CARBONE:

 a gassogeno

 

 

In generale un gassogeno o gasogeno è un qualunque dispositivo in grado di produrre gas a partire da una massa solida. Ad esempio esistono gassogeni a biomasse i quali raccolgono il gas prodotto da escrementi e da altri materiali biologici in decomposizione, che può poi essere utilizzato in diverse applicazioni, come il riscaldamento domestico. I gassogeni più noti per ragioni storiche sono quelli a gas povero, che consistono in particolari bruciatori nei quali al combustibile solido (carbone, coke o semplicemente legna secca) viene fornita una quantità insufficiente di ossigeno, cosa che porta alla formazione di molecole di monossido di carbonio. Il monossido di carbonio può ulteriormente essere ossidato portando alla formazione di anidride carbonica. Il gas povero prodotto è appunto una miscela di ossido di carbonio, anidride carbonica, azoto e idrogeno, e si forma anche per effetto del vapore d'acqua che si genera durante la combustione e attraversa il carbone incandescente facendogli sprigionare una miscela detta gas d'acqua, che si unisce agli altri prodotti della combustione (globalmente detti gas d'aria). Il gas povero è dunque composto da gas d'acqua e gas d'aria, e costituisce un combustibile economico ma con basso potere calorifico.

 

 

 

 

 

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I TESSUTI AUTARCHICI

 

L'ORBACE

Un  tessuto molto noto durante il periodo autarchico fu l’orbace. La gente lo identifica anziché nel tessuto, spesso e volentieri nella foggia e colore di quelle che allora erano le camicie nere (di servizio) invernali dei gerarchi. L’orbace è un tessuto molto antico: si dice che San Francesco arrivò in Sardegna quando mancavano una decina d’anni alla sua morte, avvenuta nel 1226, indossando un saio d’orbace. Un indumento certamente tipico delle tradizioni contadine italiane e particolarmente adatto ai climi freddi. Con questo tessuto furono confezionati il vestiario dei soldati romani, dei chierici nel periodo medioevale, i pastrani degli ufficiali della marina italiana del secolo scorso. L'orbace si otteneva selezionando i peli migliori, durante il processo di cardatura: in questa fase venivano separati i peli più lunghi, da riservare a questo particolare tessuto, e attorcigliati una sola volta mentre i peli meno lunghi erano riservati alla trama. Una volta tessuto, all'orbace veniva riservato un particolare trattamento, la follatura. Questo procedimento, effettuato per calpestio oppure tramite gualchiere, è un infeltrimento artificiale necessario a rendere il tessuto impermeabile. Con lo stesso procedimento si fanno le famose calzature russe contro il freddo i valenki (in feltro) che salvarono molti dal congelamento. Nella follatura per calpestio il tessuto veniva posto a terra, imbevuto di acqua calda e calpestato per ore; questa operazione, che avveniva per strada o nei cortili ad opera di donne e banbini, poteva essere effettuata anche mediante gualchiere, mazzuoli di legno azionati da ruote idrauliche ( lungo i corsi d'acqua), che battevano il tessuto. La Sardegna da sempre è il centro di questa attività e con questo tessuto rigido e pungente si confeziona il tipico costume sardo (Sa berritta (quasi un piccolo sacco), il corpetto e anche is ragas, il gonnellino), le bisacce, le mantelle, le coperte ed i rudimentali tappeti, tutti elementi ritenuti indispensabili all'interno del mondo agro – pastorale.   

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IL LANITAL  

Nel maggio del 1939, in occasione dell’ultima visita di Mussolini a Torino, hanno luogo le «Seconde giornate dell'autarchia»: si respira già aria di mobilitazione generale, la guerra è vicina. Con spirito ben differente si svolgerà nel novembre del '42 il primo «Convegno tecnico italo-germanico dell'autarchia». Metà delle relazioni tecniche sono a firma di ingegneri tedeschi. Più del 70% dei laminatoi in Germania ormai funzionano su cuscinetti di materia plastica: «Vinidur» e «Oppanol» sono i nomi commerciali dei nuovi materiali a base di cloruro di polivinile e su poli-isobutilene che trovano impiego anche nel nostro Paese. Con il «Vinidur» si costruiscono tubi, condotti, recipienti per l'industria chimica, carter per pompe. Per la prima volta si incomincia a parlare di «materie abbinate».  A un materiale si affidano le funzioni di sostegno, a un altro quelle di resistenza all'usura o di smorzamento delle vibrazioni. Autarchia non è soltanto sviluppo e utilizzo di nuovi materiali - quasi un fai-da-te tecnologico - ma anche e soprattutto la razionalizzazione della progettazione. Ma torniamo al lanital. Soprattutto il tessile risente dell'ondata autarchica. Alla lana si sostituisce il «Lanital» che dimostra caratteristiche di coibenza termica migliore delle fibre artificiali alla viscosa e 

cuproammoniacali.

 

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